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chiesa

L’ansia tornò a far da padrona in Leo, unita ora a una sensazione di disagio.
C’è qualcosa che non va… strade tutte uguali, allucinazioni e ora un paese fantasma…
Cercò di farsi forza, ripetendosi che era tutto a posto, che era solo il suo nervosismo che gli faceva vedere le cose in maniera negativa.
Girata una curva, vide un campanile e decise di provare a vedere se c’era qualcuno almeno lì.
Parcheggiò davanti all’ingresso e, dal momento che la chiesa era aperta, entrò.
In un altro contesto l’avrebbe trovata semplice ma carina, ma in quel momento vederla vuota gli mise angoscia.
Si avviò lungo la navata centrale, quando con la coda dell’occhio vide una sagoma bianca muoversi tra le colonne.
Si girò di scatto, ma non c’era più nessuno.
Tornò a camminare e percepì un movimento alle spalle, ma come prima non vide nessuno.
A un certo punto ebbe la certezza che qualcuno lo stesse fissando, allora cominciò a guardarsi intorno, finché non la vide e gli si gelò il sangue.
Con una mano appoggiata su una delle colonne, sua figlia Noemi lo guardava triste.
Era esattamente come la ricordava, a parte l’espressione: era sempre stata una bambina solare, allegra, ma ora aveva uno sguardo più maturo e sembrava che qualcosa la preoccupasse.
Rimasero lì in silenzio per un tempo che sembrò eterno, poi finalmente Noemi iniziò a parlare:
«Non dovresti essere qui…»
«Cosa…?» disse tremando Leo «Noemi, tu sei… sei viva?»
«No.»
La bambina, dopo la sua breve risposta, tornò al mutismo di prima, mentre Leo cercava di capire cosa stesse succedendo.
«Cosa vuoi dire?» riuscì a dire tremando.
«Cosa ricordi di oggi?»
«Ero a lavoro» Leo balbettava per il nervosismo «poi ho preso la macchina per tornare a casa da Sonia… dalla mamma.»
«Sei sicuro?»
«Certo, ho la macchina qui fuori… un momento! Io non prendo la macchina per andare a lavorare.»
«Esatto, tu vai col pullman. Pensaci bene, sei uscito dall’ufficio e poi?»
Leo aveva un senso di smarrimento, non c’era niente che avesse senso in quello che stava succedendo.
«Sono uscito e poi… mi sono avviato alla fermata!» l’immagine gli apparve chiaramente davanti agli occhi.
«Ma poi è successo qualcosa, giusto?» la bambina continuava a essere triste mentre parlava.
«Stavo camminando…» Leo si sforzava di ricordare «e poi…»
Da dietro Noemi sbucò l’uomo di prima con il coltello puntato verso di lui.
«Lui! È uscito da un vicolo e mi ha minacciato! Voleva rapinarmi e io gli stavo dando il portafoglio, ma poi…»
«Poi?»
L’uomo venne verso di lui e gli piantò il coltello tra le costole, ma stranamente Leo non sentì dolore. Un attimo dopo l’uomo svanì nell’aria.
«Ecco quello che è successo.» disse tristemente Noemi «Ti ha pugnalato ed è scappato via.»
«Ma… quindi io sono… cioè qui siamo… cosa sta succedendo?!»