Sono tornato

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«Sono tornato.»
Alessandro lo disse ad alta voce solo in quel momento, anche se in realtà erano già passate più di otto ore da quando era arrivato all’aeroporto di Caselle e suo padre lo era venuto a prendere.
Nel viaggio di ritorno verso il loro paesino, gli aveva raccontato tutto quello che era successo in quei cinque mesi a Londra e suo padre lo aveva ascoltato con piacere.
Quando però si erano avvicinati alle Langhe e le colline avevano iniziato a delinearsi, Alessandro si era zittito, perso ad ammirare quel paesaggio tanto amato e tanto familiare.
Ogni tanto, nei mesi precedenti, aveva sentito un po’ di nostalgia delle sue colline, dei panorami bellissimi di quelle zone, delle grandi distese di vigneti, ma non era mai stata tanto forte, anche perché era completamente assorbito da tutte quelle nuove esperienze e dalla città di Londra. Ora che si ritrovava per quelle strade, però, si rese conto di quanto la sua terra gli fosse mancata.
Era stata una decisione improvvisa, vista la situazione lavorativa italiana; un giorno era arrivato dai suoi genitori e aveva detto: «Voglio andare a Londra a cercare lavoro.»
Dal dire al fare il passaggio era stato breve e finalmente era partito.
Londra era una città molto bella, piena di buone occasioni e Alessandro era contento di tutto quello che aveva vissuto, ma una cosa l’aveva patita: il cibo.
Da buon italiano, Alessandro era abituato a mangiare e bere bene, dalla semplice pasta col ragù ai più elaborati piatti di carne, sempre accompagnati da un buon vino.
In Inghilterra si può trovare un po’ di tutto, dai panini alle steak house, e lui aveva provato diversi posti, ma niente era lontanamente vicino a quello che cucinava sua mamma o la trattoria del suo paesino.
Quando arrivarono a casa, sballottato com’era per la levataccia mattutina per correre in aeroporto, Alessandro non aveva molta fame e quindi per il pranzo si accontentò di un panino e un po’ di frutta; arrivata la sera, invece, si sedettero tutti insieme a tavola e vide che sua mamma aveva dato il meglio di sé ai fornelli.
Mentre lei entrava nella sala da pranzo con una grossa teglia di lasagne, suo padre aprì una grossa bottiglia di vino. Alessandro la riconobbe, lo avevano sempre preso da un loro amico che aveva un’intera collina di vigne e che, quando imbottigliava il vino, ne regalava sempre qualche bottiglia a suo padre.
Alessandro era cresciuto bevendolo e lo trovava eccezionale.
Dissero una preghiera e poi iniziarono a mangiare; Alessandro prese una forchettata delle lasagne e non appena la mise in bocca venne invaso dal sapore fantastico che solo sua madre riusciva a dare quel piatto.
Quando bevve un sorso del vino, sentì una sensazione bellissima e allo stesso tempo familiare, quella che aveva sempre provato fin da piccolo, un insieme di mille ricordi dell’infanzia.
Era stato via cinque mesi e aveva vissuto esperienze molto interessanti, ma fino a quel momento non aveva ancora realizzato veramente di essere ritornato a casa.
Ci era voluto un piatto di lasagne e un bicchiere di vino per riportarlo alla realtà e per fargli dire, con le lacrime agli occhi:
«Sono tornato.»