5

dubbi

«Signore e signori, la situazione è questa.» iniziò a parlare con la sua voce forte, spezzando il silenzio «Al momento non posso realmente escludere nessuno dai sospettati, tutti avevamo più o meno le stesse possibilità di uccidere il dottor Boi. Dovrei trovare un movente e per questo dovrò interrogare ognuno di voi.» ci furono alcune proteste sparse, ma Greco andò avanti «Vi ricordo che sono un poliziotto e siamo in una situazione molto particolare. Prima di procedere con gli interrogatori vi devo chiedere di vuotare borse e tasche, per un motivo molto semplice: nel poco tempo a disposizione l’assassino non ha potuto liberarsi dell’arma del delitto e quindi ce l’ha ancora addosso.»
Greco osservò con attenzione la reazione di ognuno e vide chiaramente che non si fidavano di lui e non erano molto intenzionati a dargli corda.
«Comincio io» disse dopo alcuni secondi. Svuotò le tasche e depositò sul bancone il suo portafoglio, alcune monete, un pacchetto di sigarette e il taccuino con la penna e infine rivoltò all’esterno le tasche per dimostrare che non c’era altro.
Notò un certo sollievo intrufolarsi sui volti dei presenti, perché aveva appena dimostrato che c’era una buona probabilità che lui non fosse l’assassino e allora potevano fidarsi un po’ di più.
I coniugi Oliveri cominciarono subito a depositare oggetti sul tavolino della sala d’aspetto, seguiti a ruota dall’infermiera e dall’idraulico. Greco stava per dire a quest’ultimo che avrebbe dovuto controllare anche la sua cassetta degli attrezzi, quando con la coda dell’occhio vide qualcosa che lo fermò.
Aveva colto un dettaglio, una reazione.
Si girò verso Riccio e vide che aveva un’espressione strana. Se avesse dovuto azzardare, Greco l’avrebbe definita “sorpresa”, ma non ne era sicuro.
«Tutto a posto, signor Riccio?» gli chiese.
«Sì… cioè non lo so, perché nella mia tasca… c’è un…» si fermò e tirò fuori dai pantaloni un coltello che presentava delle macchie di sangue.
La signora Oliveri lanciò un urlo e divenne pallida.
«Signor Riccio, le devo chiedere di posare quel coltello.» disse con molta calma Greco.
«Ma questo non è mio…» disse in tono concitato Riccio «Non so come possa essere arrivato qui… Io non sono…»
Greco lo osservò con attenzione: si stava comportando in maniera strana, parlava e si muoveva a scatti. C’era qualcosa di strano in quello che stava succedendo, ma in quel momento c’era un’altra priorità: che fosse o non fosse l’assassino, era armato e molto nervoso, quindi doveva disarmarlo.
«Signor Riccio, posi quel coltello, per favore.» cercò di mantenere lo stesso tono calmo.
Con la coda dell’occhio vide che il signor Oliveri e Chiesa si stavano avvicinando con fare minaccioso. Greco si rese conto che era l’ultima cosa che avrebbero dovuto fare, rischiavano di far degenerare la situazione.
«Restate lì, ci penso io.» disse con tono autoritario. Vide che si erano fermati e tornò a concentrarsi su Riccio «Signor Riccio… Guido, posa quel coltello e nessuno ti farà del male.»
«Non è vero! Appena lo poserò voi mi salterete addosso e mi prenderete a calci fino a quando non morirò! Voi mi odiate!»
Se non fosse stato assurdo pensarlo, Greco avrebbe detto che fosse drogato.
«Guido, non è vero, nessuno vuole ucciderti.»
«Sì invece! Loro due là dietro non aspettano altro e tu hai la faccia tanto buona, ma sono sicuro che non vedi l’ora!» impugnò il coltello e lo puntò verso Greco «State lontani!»
La situazione stava prendendo una brutta piega e bisognava fare qualcosa al più presto. Riccio non era in sé e rischiava di ferire qualcuno.
Greco era abbastanza esperto nella lotta corpo a corpo, ma il coltello puntato verso di lui era pericoloso e avrebbe avuto bisogno di un suo momento di distrazione per attaccarlo.
«State lontani!» continuava a urlare.
Greco vide l’infermiera farsi leggermente avanti.
«Signor Riccio, per favore, si calmi.»
L’uomo si voltò un attimo verso di lei e Greco capì che era la sua unica occasione. Si scagliò verso di lui con tutti i suoi novanta chili e lo spinse contro il muro. Afferrò la mano che impugnava il coltello e cercò di farglielo mollare. Riccio reagì con violenza, trattenendolo, e spostò il braccio verso il poliziotto.
Greco reagì d’istinto e spinse via il braccio con forza. Sentì una resistenza iniziale e poi il bracciò continuò a muoversi nella direzione che gli aveva dato, fino a quando si bloccò.
Non si sentirono urla né gemiti, semplicemente Riccio si afflosciò tra le braccia di Greco e cadde lentamente a terra.
Tutti osservarono il suo petto, dove si era andato a piantare il coltello. Greco era ancora scosso e non riusciva bene a capire come fosse successo.
La signora Oliveri svenne e il marito si fiondò a sorreggerla.
Nessuno aveva il coraggio di parlare.
Dopo un tempo che non avrebbe saputo quantificare, Greco sentì che una mano si posava sulla sua spalla.
«Ottimo lavoro amico.» disse Chiesa
«Grazie.» riuscì solamente a rispondere.
Stava cominciando a mettere a fuoco gli ultimi eventi e si stava rendendo conto di aver ucciso un uomo. Era successo una volta sola, anni prima e anche allora era stato per legittima difesa.
Saperlo però non aveva alleggerito il senso di colpa allora e di sicuro non lo stava facendo adesso. Era certo che avrebbe rivisto per sempre la scena davanti ai suoi occhi e il signor Riccio sarebbe venuto spesso a fargli visita nei suoi incubi.
«Ora il telefono funziona.» disse Anita dopo un po’.
Greco si girò verso il bancone e si rese conto che dal momento in cui la lotta era finita non aveva mosso un muscolo.
«Bene, chiami la polizia e spieghi la situazione» disse cercando di mantenere la voce decisa.
L’infermiera annuì e compose il numero.
Greco andò a sedersi nella sala d’aspetto perché si rese conto che stava tremando. Una volta raggiunta la sedia che occupava prima che tutta quella storia iniziasse, chiuse gli occhi e cercò di riordinare le idee.
C’era una sensazione di fondo, che non riusciva a mettere a fuoco a causa di quello che era appena successo.
Sentiva che c’era qualcosa di sbagliato.
Tutti gli indizi portavano a Riccio: aveva una delle posizioni migliori, un probabile movente ed era stata trovata l’arma del delitto nelle sue tasche.
Se fossero stati in un romanzo giallo avrebbe detto che era troppo ovvio, che non poteva essere così facile, ma quella era la vita reale; quasi sempre il sospettato principale è il colpevole e doveva essere contento di aver risolto il caso senza che si facesse male qualche altro innocente.
Eppure quella sensazione non se ne andava.

4

spina

Greco si guardò intorno e vide che c’era una grande tensione nell’aria.
«Che succede? È tutto a posto?»
«Certo» disse con sarcasmo Chiesa «l’idraulico poveraccio e assassino cercava solo di fare un po’ di conversazione.»
Greco osservò con sguardo dubbioso la situazione e cercò di capire che cosa era successo mentre erano fuori.
La coppia Oliveri stava probabilmente causando troppa tensione ed era proprio l’ultima cosa di cui avevano bisogno, perché dalla tensione al panico il passo era molto breve.
«Non abbiamo trovato nulla» disse Greco «né tracce né indizi. Secondo il signor Riccio però è molto semplice fare in modo che il salvavita scatti.»
«Esatto. Basta una spina preparata in precedenza, al cui interno un filo faccia toccare il polo della fase e la terra. Non appena la si inserisce nella presa scatta il salvavita e non si può riattivare fino a quando non si toglie la presa. È un metodo che si usa a volte per testare velocemente il funzionamento del salvavita»
Molte domande passavano sui volti dei presenti, ma una su tutte. Fu il signor Oliveri a farla.
«Chi sarebbe stato in grado di montarlo? Io non saprei da che parte iniziare.»
Greco guardò Riccio, che spiegò:
«In realtà è un concetto molto semplice e non è così complicata da preparare. È un lavoretto da cinque minuti che chiunque potrebbe fare, la rete è piena di video che spiegano come si fa.»
«Video che spiegano come uccidere una persona?» disse ansiosa la signora Oliveri.
«No, come preparare una spina di questo tipo.»
Tornò il silenzio nella stanza e insieme ritornò la tensione.
«Volete del tè? Siamo tutti tesi e magari un tè caldo ci rilasserà un po’.» propose Anita.
«Mi sembra un’ottima idea.» disse Greco «Le serve una mano?»
«No grazie, ci penso io.»
Anita si diresse verso il suo bancone e tirò fuori un bollitore e delle bustine di tè.
Intanto Greco cercava di riordinare le idee.
Aveva cercato di procedere per gradi, analizzare la scena e immaginare i vari passaggi, ma con le informazioni che aveva raccolto non era riuscito a escludere nessuno, a parte se stesso. Certo, le due donne avevano qualche possibilità in meno a causa della loro posizione, però non c’era nient’altro di concreto.
Provò ad osservare i tre uomini rimanenti.
Il signor Chiesa, l’idraulico, sembrava una persona a posto. Greco aveva imparato, in tanti anni di polizia, ad andare oltre le apparenze; Chiesa aveva l’aspetto burbero che ci si aspetta da un lavoratore del suo tipo, ma per chi era in grado di vedere dentro le persone, come lui, era chiaro che era un pezzo di pane.
Il signor Oliveri, il marito nervoso, era appunto nervoso. Greco faceva sempre difficoltà a interpretare le sue sensazioni quando si trovava di fronte una persona così ansiosa, non riusciva a capire se fingeva oppure era sul serio in quelle condizioni. Lo osservò con attenzione e alla fine concluse che era quello che sembrava, un uomo semplice e dalla vita tranquilla che si era ritrovato in una situazione decisamente oltre il suo limite di sopportazione.
E infine guardò Riccio.
Eh già, Riccio. Greco lo fissò con attenzione, ma non riusciva a capire se l’aspetto e i modi da bravo ragazzo fossero solo una maschera. Era stato molto rapido a decidere di aiutarlo nell’indagine e lo stava assistendo in maniera molto precisa; da qualche parte una volta aveva letto che spesso gli assassini, quelli con dei seri problemi psicologici, cercano di inserirsi nelle indagini sugli omicidi che hanno commesso.
E poi non aveva avuto grandi reazioni la prima volta che si era avvicinato al cadavere. Certo, questo si poteva spiegare col fatto che era in Croce Rossa da anni, come aveva detto più volte. Eppure c’era qualcosa in quella calma che lo preoccupava…
Se in quel momento avesse dovuto scommettere su chi fosse il colpevole, la scelta sarebbe caduta su di lui.
Provò a riflettere sulle ultime scoperte riguardo al blackout; per provocarlo l’assassino avrebbe dovuto essere vicino a una presa.
Chiesa ne aveva una a portata di mano nel bagno mentre il signor Oliveri non avrebbe avuto possibilità di inserire la spina senza che Greco lo notasse, a meno che non si facesse aiutare dalla moglie. Scartò subito l’idea, non avevano certo l’aspetto di una coppia di assassini.
Guardò verso il tavolo dell’ingresso, vicino al quale si trovava Riccio prima del blackout, e vide una presa a circa un metro e mezzo dal pavimento. Sarebbe stato facile infilare la spina senza farsi vedere dal momento che prima del blackout dava le spalle agli altri e il suo corpo copriva la vista.
Come fare a escludere dei sospettati? Greco si rese conto che gli mancavano due cose: il movente e l’arma del delitto.
Nel poco tempo che aveva a disposizione l’assassino non aveva avuto certo modo di nasconderla, quindi doveva averla ancora addosso.
Di sicuro contava di liberarsene il prima possibile, ma l’ansia dei signori Oliveri aveva fatto in modo che ognuno sorvegliasse gli altri e quindi era impossibile fare movimenti sospetti.
Greco stesso non aveva perso di vista Anita e Riccio quando erano usciti con lui.
«Ecco il tè.»
Greco accettò di buon grado una pausa nei suoi ragionamenti. Anita stava facendo il giro di tutti i presenti, portando dei bicchieri di plastica con dentro il tè fumante. Vide che scambiava due parole con ognuno e capì che era riuscita a superare lo shock per la morte del dottor Boi ed era tornata al suo ruolo di infermiera, alla vocazione di aiutare gli altri.
Portò il tè anche a Riccio e gli chiese come stava, anche se si vedeva chiaramente che non era scosso e non aveva bisogno di essere consolato.
Infine arrivò anche da lui, gli porse il tè e gli chiese:
«Allora, come sta andando? Ci sono novità?»
«Per ora non eccezionali.» poi sottovoce «Le devo chiedere una cosa, anche se credo che non potrebbe dirmelo. Si ricorda se qualcuno di loro era già venuto in precedenza dal dottor Boi?»
«Vuole sapere se qualcuno lo conosceva già? Solo il signor Riccio, era già venuto due volte. Anzi, è strano…»
«Strano cosa?»
«Non sono affari miei, però l’ultima volta che era venuto aveva litigato in maniera abbastanza forte con il dottore. Mi sono stupita quando ha prenotato una nuova visita.»
«Mmm…»
Greco ripensò ai suoi sospetti e quello che aveva appena sentito. Possibile che fosse così facile? Ora il suo principale sospettato aveva contro di lui oltre alla possibilità anche un probabile movente.
Era il momento di togliersi i dubbi.

3

cartina_grande

Greco e Riccio si avvicinarono al morto con attenzione, cercando di non toccare la pozza di sangue che si era allargata sotto di lui.
Greco osservò con attenzione la posizione: si trovava sulla schiena, con la gola tagliata e un’espressione di sorpresa.
Cercò di immaginarsi la situazione, ma poi si rese conto che non ci riusciva da solo, aveva bisogno di qualcuno con cui parlare. Non sapeva se poteva fidarsi di Riccio, poteva anche essere l’assassino. Subito però penso che in quel caso, magari, ragionandoci insieme avrebbe potuto cogliere dei dettagli che lo avrebbero incastrato.
«Spostiamoci verso l’ingresso.» disse quindi rivolto a Riccio.
Quando si trovarono tra il bancone e il tavolo, proprio di fronte alla porta d’ingresso, Greco iniziò a parlare, esponendo il suo ragionamento.
«Allora, ho provato a fare un calcolo delle distanze di ognuno di noi. A livello di metri eravamo tutti molto vicini, d’altra parte lo studio non è immenso. Io e i signori Oliveri eravamo molto comodi, avevamo sì e no un metro e mezzo di distanza dal dottore, ma la moglie non aveva una buona visuale dal suo posto a sedere, a differenza mia e del marito. Lei e l’idraulico avevate più o meno la stessa ottima visuale e circa tre metri di distanza. Infine l’infermiera aveva anche lei tre metri circa, ma aveva l’ostacolo di uscire dal bancone. Avrebbe potuto farcela lo stesso in dieci secondi, ma era più scomoda.» smise di parlare e iniziò a immaginarsi la scena.
«Quindi mi sta dicendo che sono uno dei maggiori indiziati?»
«Per ora diciamo che è quello che aveva le possibilità migliori insieme al signor Chiesa, me e il signor Oliveri. Ora però dobbiamo capire esattamente come è successo, cercare di vedere la situazione con gli occhi di un assassino. Se la sente di aiutarmi a provare?»
«Va bene. Cosa devo fare?»
«Provi a immaginare di voler uccidere il dottore. So che non è facile, ma ci provi con me.» attese qualche secondo per permettergli di entrare in quell’ottica «Dunque, deve uccidere il dottore e approfitta di un blackout per farlo.»
«Ma com’è possibile che sia stato così rapido? Avrei dovuto essere già pronto ad agire, come se avessi saputo che sarebbe mancata la luce.»
«Ottima osservazione.» Greco cercò di calcolare i tempi «Manca la luce, prendo il coltello, in due o tre passi rapidi sono alle spalle del dottore, gli taglio la gola e torno al mio posto.»
«Alle spalle? Ne è sicuro?»
«Sì, perché è la posizione più comoda per tagliare la gola a qualcuno e poi nessuno di noi è sporco di sangue. Se l’assassino si fosse trovato davanti al dottore si sarebbe sicuramente macchiato.»
«Ok.»
«Quindi, viste le tempistiche, è chiaro che l’assassino sapeva che stava per mancare la luce. Solo così avrebbe potuto percorrere i metri che lo separavano dal dottore, ucciderlo e tornare a posto.»
«Ci sono diversi modi di far scattare il salvavita. Potremmo provare a dare un’occhiata al contatore.»
«Se ne intende?»
«Un po’, la mia ditta si occupa di quadri elettrici.»
«Allora potremmo andare a controllare. Infermiera» disse rivolto ad Anita «dove si trova il contatore?»
«Dietro l’edificio.» rispose la donna.
«Noi dovremmo vedere se c’è qualcosa di strano o se c’è qualche indizio. Vuole accompagnarci? Così saremo in tre e se uno di noi fosse l’assassino sarebbe comunque in minoranza.»
Anita annuì e andò verso di loro.
Non appena uscirono, nello studio calò un silenzio imbarazzato.
«Brutta situazione eh?» provò a dire l’idraulico.
Il signor Oliveri annuì, mentre la moglie aveva tutti i muscoli del corpo tesi.
«Chi l’avrebbe mai immaginato che ci saremmo trovati in una situazione del genere. Io questa mattina mi ero alzato tranquillo, pronto per una normalissima giornata di lavoro e invece…»
«Potrebbe stare zitto per favore?!» urlò la signora Oliveri.
«Tesoro, calmati!»
«Calmarmi?! Potrebbe essere l’assassino e noi stiamo qui a chiacchierare tranquillamente!»
«Signora, io sono tanto buono e tanto caro, però questa sua insistenza sul fatto che io sia l’assassino comincia a darmi fastidio.»
«Ora non si agiti» intervenne il signor Oliveri «lei non si può rivolgere così a mia moglie!»
«E cosa diciamo di come sua moglie si rivolge a me? Le ricordo che lei, mio caro signore, aveva le stesse mie possibilità di uccidere il dottore, anzi era anche più vicino!»
«Questo non vuol dire niente, io non sono un assassino!»
«Ah, è questo il discorso. Voi siete due persone perbene, una coppia rispettabile, mentre io sono solo un semplice idraulico, una persona grezza che può essere benissimo un assassino. È questo il vostro ragionamento?»
«No» rispose imbarazzato il signor Oliveri «è solo che…»
«…è solo che ho ragione, mi avete guardato fin dall’inizio dall’alto verso il basso, perché io sono solo un poveraccio, un fallito che si è ridotto a fare l’idraulico per campare.»
«Non è vero, non ho mai pensato una cosa del genere.»
«Forse lei no, ma dalla faccia di sua moglie è chiaro il disprezzo che prova.»
Il signor Oliveri si girò verso la moglie e vide che Chiesa aveva ragione, il suo volto non lasciava dubbi.
«Tesoro, ma lo pensi veramente?»
«Io…» iniziò a dire, ma venne interrotta dal ritorno del trio di investigatori.