3

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Io quell’uomo l’ho visto… ma dove è andato a finire e perché poi non ci ha aggrediti? Eravamo una preda facile, ma ha rinunciato…
La cosa che più di tutte non riusciva a capire Leo era come fosse possibile che Anna non avesse visto quell’uomo. C’era ancora molta luce e quindi avrebbe dovuto vederlo chiaramente.
Decise di risalire in macchina il più in fretta possibile perché quell’uomo, chiunque fosse, era sicuramente ancora nei dintorni e avrebbe potuto riprovare ad aggredirlo.
Mise in moto e si avviò nella direzione indicata dalla ragazza.
Guidava, ma la sua mente continuava a visualizzare la scena.
Io l’ho visto, c’era! Continuava a ripetersi, cercando di convincersi di non avere avuto un’allucinazione.
Quando riportò l’attenzione sulla macchina si rese conto di aver già percorso cinque chilometri, ma non aveva ancora trovato nessun incrocio.
Rallentò, guardandosi intorno, ma non vedeva altro che colline.
Sarà una mia impressione pensò ma mi sembrano le stesse di prima…
Era seriamente indeciso su cosa fare, il suo ritorno a casa si stava allontanando sempre di più. Decise di fermarsi un attimo a lato e avvisare sua moglie del ritardo.
Ci manca solo che stia in ansia perché sto tardando…
Una volta accostato, si girò verso il sedile del passeggero per prendere il telefono dalla giacca e in quel momento vide un movimento con la coda dell’occhio.
Si voltò di scatto verso i sedili posteriori e si trovò davanti l’uomo di prima che lo fissava con un coltello in mano.
Leo piantò un urlo e si allontanò dall’uomo, poi slacciò la cintura, schizzò fuori dalla macchina e corse per un centinaio di metri, poi girò leggermente la testa e si rese conto che nessuno lo seguiva.
Com’è possibile?
Vide un bastone abbastanza massiccio per terra, lo prese e si diresse cautamente verso la macchina. Man mano che si avvicinava, una certezza si fece strada dentro di lui: non c’era nessuno lì dentro.
Quando poi fu davanti allo sportello del guidatore ebbe la conferma: era completamente vuota e in ordine. Ci girò intorno, si abbasso per guardarci sotto e poi diede ancora un’occhiata alla strada, ma si rese conto che non c’erano nascondigli possibili, era una zona molto spoglia di vegetazione.
Ma dove diavolo è finito?!?
Leo si accorse che stava tremando.
Aprì la macchina, diede ancora una veloce occhiata e poi salì, posando il bastone sul sedile del passeggero.
Mise in moto, ma lasciò la macchina in folle e cercò di riprendere il controllo.
Più ci pensava e più era sicuro di aver visto quell’uomo sui sedili. Il suo cuore aveva accelerato quando lo sguardo si era posato velocemente sul coltello che teneva in mano.
Eppure, per la seconda volta in poco tempo, era sparito, senza aggredirlo e lasciandolo con mille dubbi.
C’era, c’era, ne sono sicuro… si ripeteva con sempre minore convinzione. In realtà dentro di sé cominciava seriamente a chiedersi se non si fosse sognato tutto.
Ma per due volte di fila? Non è possibile!
Improvvisamente realizzò che era ancora in ritardo e che sua moglie lo stava aspettando a casa. Prese quindi il telefono in mano, ma vide che anche lì non c’era campo.
Maledizione!
Decise di lasciar perdere la telefonata, ingranò la prima ma rimase fermo.
E ora dove vado?

 

2

Ruote_a_terra

Non era mai stato un tipo ansioso, di quelli che hanno il terrore di stare soli in casa o accendono ogni luce possibile e immaginabile per controllare che nel buio non ci sia nascosto qualcuno, ma dovette ammettere che provava un po’ di inquietudine, si sentiva solo e abbandonato a se stesso.
La strada scendeva per poi risalire; Leo fece questo saliscendi un paio di volte, senza notare nel paesaggio differenze né dettagli che potessero aiutarlo ad orientarsi.
Dopo aver fatto una curva, vide poco distante il triangolo di emergenza di una macchina e rallentò. Superatolo, vide una station wagon con una ruota a terra e una ragazza abbastanza giovane che ci girava intorno ansiosa.
Per un breve attimo Leo fu tormentato dal desiderio di tirare dritto e non aumentare il suo ritardo, ma poi per fortuna il suo animo buono prevalse e, superata la macchina, si fermò e scese per vedere se poteva aiutare.
La ragazza reagì con diffidenza, portandosi a distanza man mano che Leo si avvicinava, ma poi evidentemente decise che quell’uomo che stava venendo verso di lei non aveva cattive intenzioni, ma che anzi poteva essere la salvezza.
«Salve signorina, posso aiutarla?» chiese Leo gentilmente.
«Oh, è il cielo che la manda!» disse in maniera concitata «Mi si è bucata una gomma e io non so come sostituirla. Ho provato a chiamare il mio ragazzo, ma il telefono non prende in questo posto maledetto! Non sapevo proprio cosa fare, questa è anche la macchina di mio padre e…»
«Si calmi, ora le do una mano.»
Leo cercò di mettere da parte la sua ansia per il ritardo e aprì il bagagliaio della macchina. Dopo aver spostato una serie di borse, sacchetti pieni di roba inutile e alcuni peluche, riuscì finalmente a raggiungere la ruota di scorta.
Mentre alzava la macchina con il cric e iniziava a svitare i bulloni, avrebbe voluto avere tra le mani chi diceva che il lavoro fisico aiuta a liberare la mente. Più il tempo passava e più Leo era teso, sapendo che stava accumulando ritardo e in quel momento non poteva neanche avvertire sua moglie perché il telefono non prendeva.
La ragazza intanto continuava ad essere nervosa. In tutte le chiacchiere che sparò a raffica, Leo riuscì a cogliere che si chiamava Anna, era una studentessa di filosofia, aveva un appuntamento con il ragazzo di lì a poco e tutta un’altra serie di cose che a un certo punto decise di ignorare.
Dopo aver avvitato l’ultimo bullone, riabbassò la macchina, posò il cric e tutto il resto della roba nel bagagliaio e chiese alla ragazza:
«Lei è di queste parti? Perché io dovrei andare a Chiano, ma non sono molto pratico della zona.»
«Certo, guardi deve andare giù di qua, poi fra un paio di chilometri troverà un incrocio. Lì deve prendere la strada che va a destra, quindi…»
Anna non riuscì a completare la frase, perché vide che il volto del suo salvatore era contratto in una smorfia di paura.
«Cosa c’è? Cosa ha visto?»
Leo stava fissando un uomo dall’aspetto minaccioso, sbucato chissà da dove, che si stava dirigendo verso di loro.
«Signorina, scappi, lo tratterrò io.»
«Ma di chi sta parlando?» chiese ansiosa Anna dopo essersi guardata in giro – Qui non c’è nessuno a parte noi due.
«Scappi le dico, si sta avvicinando!»
Anna iniziò ad allontanarsi da Leo, terrorizzata.
«Cosa vuoi bastardo?» urlò Leo «Lasciala stare!»
L’uomo, impassibile, continuava a muoversi verso di loro. A un certo punto tirò fuori un coltello e si diresse verso la ragazza.
Leo, d’istinto, si gettò sulla ragazza per proteggerla, abbracciandola.
Anna urlò, ma Leo non voleva lasciarla, mentre stava aspettando di sentire il dolore della coltellata.
Passarono alcuni secondi, poi, dal momento che non succedeva niente, Leo si girò e non vide più nessuno intorno a loro.
Come diavolo è possibile? si chiese Dov’è finito quell’uomo?
Sentì un urlo nelle orecchie e poi Anna iniziò a muoversi nervosamente, cercando di liberarsi dalla stretta di Leo, che allora la lasciò andare.
«Come si permette?!? Cosa crede, che solo perché mi ha aiutata può fare quello che vuole?»
«No, si figuri…» replicò imbarazzato Leo «C’era un uomo armato che stava venendo verso di noi, volevo solo proteggerla.»
«Balle! Non c’era nessuno, ha solo tentato di mettermi le mani addosso, lurido porco! Se la trovi da solo la sua strada.»
Molto velocemente risalì sulla sua macchina, mise in moto e sfrecciò via davanti a un Leo molto confuso.

 

1

strada

È tardi, sono tremendamente in ritardo.
Era questo il pensiero che stava tenendo compagnia a Leo fin dal momento in cui aveva acceso la macchina.
Aveva sempre odiato fin da ragazzino le persone che avevano fatto del ritardo uno stile di vita, lo riteneva una mancanza di rispetto.
Infatti aveva negli anni preso l’abitudine di arrivare sempre regolarmente in anticipo agli appuntamenti, cosa che spesso gli era anche costata lunghe e noiose attese, anche al freddo.
Ma se c’era una cosa che gli dava ancora più fastidio era l’essere egli stesso in ritardo.Era quello il motivo per cui in quel momento stava viaggiando senza fare troppo caso ai limiti di velocità, pregando che i vigili avessero deciso di fare festa quel giorno.
Non aveva nessun impegno urgente: stava semplicemente tornando a casa da sua moglie Sonia per cenare e trascorrere con lei una tranquilla serata a vedere un film.
Diciamo che voleva essere puntuale anche perché preferiva non lasciarla troppo sola; da quando avevano perso la loro figlia Noemi tre mesi prima lei non era più la stessa. Non che avesse mai mostrato istinti suicidi o cose simili, ma Leo sapeva che lei aveva bisogno che le stesse accanto e lo stava facendo, anche se non era sempre facile, perché anche lui aveva sofferto molto.
E poi comunque per lui era una questione di principio, le aveva detto che sarebbe arrivato alle sei e, anche se lei non gli avrebbe mai detto nulla, non intendeva arrivare in ritardo.
Proprio quando iniziava a pensare che sarebbe riuscito ad arrivare relativamente puntuale, vide in lontananza una luce lampeggiante che indicava l’inizio di un cantiere.
Maledizione, proprio oggi…
Quando fu più vicino al cantiere vide che iniziava con un senso unico alternato, regolato da un semaforo, ma poi più avanti si vedeva una deviazione obbligatoria.
Leo ebbe un breve accenno di panico; infatti non conosceva per niente la zona in cui si trovava, era stato da poco trasferito nel nuovo ufficio ed era riuscito a malapena ad imparare la strada base per tornare a casa, che comprendeva un giro per diversi paesini della collina.
Ora si trovava proprio in uno di quelli, di cui ovviamente non ricordava il nome, e il pensiero di deviare dalla sua strada abituale e tentare di orientarsi nella collina gli metteva molta ansia.
In aggiunta, cercare una nuova strada andando per tentativi avrebbe aumentato il suo ritardo e questo lo fece arrabbiare.
Si mise in coda da bravo cittadino e finalmente al terzo verde del semaforo riuscì a superarlo e dopo circa trecento metri svoltò a destra come gli indicava la freccia lampeggiante.
Nel giro di pochi secondi le macchine che lo precedevano si infilarono in diverse vie secondarie e Leo si ritrovò solo in quella che in un piccolo paese come quello poteva essere considerata la via principale.
Percorso un chilometro circa la strada lo portò fuori dal centro abitato.
Non c’era ombra di cartelli e Leo non riusciva a capire in quale direzione stesse andando, non c’erano più macchine né davanti né dietro e non c’era anima viva fin dove poteva vedere.