Concluso il racconto “Una lunga strada verso casa”

casa

Si è concluso il mio primo racconto online e dopo averci tenuto compagnia per ben 6 capitoli, Leo ci saluta felice (speriamo).

Mi auguro che vi sia piaciuto! Se ve ne siete persi un pezzo o volete rileggerlo, potete andare nella pagina Racconti (dove troverete anche gli altri) oppure direttamente ai capitoli.

Intanto non si fermano i racconti ed ecco a voi il primo capitolo di un giallo dal titolo “Blackout mortale”.

Buona lettura!

6

casa
«Non sei morto, non ancora almeno. Quell’uomo ti ha accoltellato e sei grave. In questo momento stanno cercando di rianimare il tuo corpo, ma la tua mente è intrappolata in questa specie di allucinazione, come se non volesse tornare indietro.»
«Cosa vuol dire?»
«Vuol dire che stai fuggendo, ti stai nascondendo in questo mondo illusorio. Stai cercando di tornare a casa, ma con poca convinzione, infatti la tua mente continua a crearti ostacoli per rallentarti, come quella ragazza con la gomma a terra o il continuo apparire del tuo aggressore.»
«Ma io voglio tornare a casa!» urlò Leo.
«Ne sei così sicuro?»
«Io…» Leo stava per rispondere, ma poi si bloccò.
L’accusa che gli aveva rivolto la figlia (o chiunque fosse) lo turbava, soprattutto perché dentro di sé sentiva che c’era un fondo di verità.
«Io… sono tanto stanco… da quando sei morta non mi sono mai ripreso, ma ho dovuto essere forte per aiutare la mamma… ora però non ce la faccio più…»
«Non puoi mollare adesso!» lo incalzò la bambina «Lei ha bisogno di te, lo sai. Se guardi dentro di te sai che l’ami e che non potresti mai abbandonarla.»
Scosso in un primo momento dalle parole della figlia, Leo si rese conto che aveva ragione: amava sua moglie e non poteva lasciarla sola.
“Finché morte non vi separi” avevano giurato il giorno del matrimonio.
Non sarà adesso però! si disse Leo animato da una nuova energia.
«Hai ragione, tornerò! Come posso fare?»
«Basta il desiderio sincero di tornare» disse Noemi, sulla cui bocca finalmente apparve il suo solito sorriso «e una buona motivazione per farlo.»
Leo guardò la figlia e le sorrise: «Amo mia moglie e non vedo motivazione migliore.»
La bambina sorrise a sua volta e tutto divenne bianco, mentre molte voci e rumori si facevano sempre più insistenti.
Poi ci fu solo più il buio e il silenzio.

Leo aprì gli occhi e un soffitto bianco fu la prima cosa che vide.
Un uomo si affacciò nel suo campo visivo con uno sguardo teso, che si rilassò poco dopo.
Percepì molto movimento intorno a sé per alcuni minuti, poi calò un silenzio irreale, al punto che Leo temette di ritrovarsi in una nuova allucinazione.
Spostò leggermente lo sguardo e vide a fianco al letto sua moglie Sonia che lo guardava con gli occhi rossi di pianto e le disse felice:
«Sono tornato.»

5

chiesa

L’ansia tornò a far da padrona in Leo, unita ora a una sensazione di disagio.
C’è qualcosa che non va… strade tutte uguali, allucinazioni e ora un paese fantasma…
Cercò di farsi forza, ripetendosi che era tutto a posto, che era solo il suo nervosismo che gli faceva vedere le cose in maniera negativa.
Girata una curva, vide un campanile e decise di provare a vedere se c’era qualcuno almeno lì.
Parcheggiò davanti all’ingresso e, dal momento che la chiesa era aperta, entrò.
In un altro contesto l’avrebbe trovata semplice ma carina, ma in quel momento vederla vuota gli mise angoscia.
Si avviò lungo la navata centrale, quando con la coda dell’occhio vide una sagoma bianca muoversi tra le colonne.
Si girò di scatto, ma non c’era più nessuno.
Tornò a camminare e percepì un movimento alle spalle, ma come prima non vide nessuno.
A un certo punto ebbe la certezza che qualcuno lo stesse fissando, allora cominciò a guardarsi intorno, finché non la vide e gli si gelò il sangue.
Con una mano appoggiata su una delle colonne, sua figlia Noemi lo guardava triste.
Era esattamente come la ricordava, a parte l’espressione: era sempre stata una bambina solare, allegra, ma ora aveva uno sguardo più maturo e sembrava che qualcosa la preoccupasse.
Rimasero lì in silenzio per un tempo che sembrò eterno, poi finalmente Noemi iniziò a parlare:
«Non dovresti essere qui…»
«Cosa…?» disse tremando Leo «Noemi, tu sei… sei viva?»
«No.»
La bambina, dopo la sua breve risposta, tornò al mutismo di prima, mentre Leo cercava di capire cosa stesse succedendo.
«Cosa vuoi dire?» riuscì a dire tremando.
«Cosa ricordi di oggi?»
«Ero a lavoro» Leo balbettava per il nervosismo «poi ho preso la macchina per tornare a casa da Sonia… dalla mamma.»
«Sei sicuro?»
«Certo, ho la macchina qui fuori… un momento! Io non prendo la macchina per andare a lavorare.»
«Esatto, tu vai col pullman. Pensaci bene, sei uscito dall’ufficio e poi?»
Leo aveva un senso di smarrimento, non c’era niente che avesse senso in quello che stava succedendo.
«Sono uscito e poi… mi sono avviato alla fermata!» l’immagine gli apparve chiaramente davanti agli occhi.
«Ma poi è successo qualcosa, giusto?» la bambina continuava a essere triste mentre parlava.
«Stavo camminando…» Leo si sforzava di ricordare «e poi…»
Da dietro Noemi sbucò l’uomo di prima con il coltello puntato verso di lui.
«Lui! È uscito da un vicolo e mi ha minacciato! Voleva rapinarmi e io gli stavo dando il portafoglio, ma poi…»
«Poi?»
L’uomo venne verso di lui e gli piantò il coltello tra le costole, ma stranamente Leo non sentì dolore. Un attimo dopo l’uomo svanì nell’aria.
«Ecco quello che è successo.» disse tristemente Noemi «Ti ha pugnalato ed è scappato via.»
«Ma… quindi io sono… cioè qui siamo… cosa sta succedendo?!»